La Legge 170/2010 affida alla Scuola un ruolo da protagonista, ma anche alla famiglia si chiede di fare una parte molto importante. Nelle Linee guida, infatti, si afferma: “La famiglia che si avvede per prima delle difficoltà del proprio figlio o della propria figlia, ne informa la scuola, sollecitandola ad un periodo di osservazione. Essa è altrimenti, in ogni caso, informata dalla scuola delle persistenti difficoltà del proprio figlio o figlia”.
La famiglia:
• Provvede, di propria iniziativa o su segnalazione del pediatra (…) a far valutare l’alunno o lo studente secondo le modalità previste dall’Art. 3 della Legge 170/2010.
• Consegna alla scuola la diagnosi di cui all’art. 3 della Legge 170/2010.
• Condivide le linee elaborate nella documentazione dei percorsi didattici individualizzati e personalizzati ed è chiamata a formalizzare con la scuola un patto educativo/formativo che preveda l’autorizzazione a tutti i docenti del Consiglio di Classe – nel rispetto della privacy e della riservatezza del caso – ad applicare ogni strumento compensativo e le strategie dispensative ritenute idonee, previste dalla normativa vigente, tenuto conto delle risorse disponibili.
• Sostiene la motivazione e l’impegno dell’alunno o studente nel lavoro scolastico e domestico.
• Verifica regolarmente lo svolgimento dei compiti assegnati.
• Verifica che vengano portati a scuola i materiali richiesti.
• Incoraggia l’acquisizione di un sempre maggiore grado di autonomia nella gestione dei tempi di studio, dell’impegno scolastico e delle relazioni con i docenti.
• Considera non soltanto il significato valutativo, ma anche formativo delle singole discipline” (Linee Guida, pag. 25).
GENITORI e SCUOLA sono, quindi, tenuti alla reciproca collaborazione, fondamentale per dare piena attuazione alla funzione educativa e formativa di entrambe le istituzioni.
Il genitore e i compiti a casa
I compiti a casa possono essere “l’incubo” giornaliero del bambino dislessico e della sua famiglia; per questo motivo vi riportiamo alcuni consigli per rendere i compiti utili all’apprendimento e non un motivo di scontro tra voi e il ragazzo. Per prima cosa ricordatevi che il fine dei compiti scolastici è praticare qualcosa che si è già appreso a scuola. Se il compito è troppo difficile parlatene con l’insegnante. Non permettete che vostro figlio si senta frustrato se i compiti sono troppo difficili o troppo lunghi per le sue forze oppure chiedete alla scuola che gli vengano assegnati compiti formulati in modo più semplice e in quantità minore; ricordatevi, infatti, che nella progettazione del PDP dovranno essere indicate le modalità di accordo tra i docenti e la famiglia anche sui compiti a casa. Ad esempio:
• Assegnazione dei compiti e modalità su come vengono assegnati (con fotocopie, su file digitale, registrati,ecc.).
• Quantità di compiti assegnati (tenendo conto che i ragazzi con DSA non traggono vantaggio dal ripetere molte volte la stessa tipologia di esercizi, occorre selezionare gli aspetti fondamentali di ogni apprendimento, per non affaticare inutilmente).
• Scadenze con cui i compiti vengono assegnati, evitando sovrapposizioni e sovraccarichi. • Modalità di esecuzione e presentazione con cui il lavoro scolastico a casa può essere realizzato (uso di strumenti informatici, presentazioni con mappe, PowerPoint, ecc.).
Di fronte alle richieste della scuola, all’indicazione dei clinici di utilizzare strumenti compensativi, alla necessità di mettere vostro figlio nella condizione di apprendere, sicuramente vi troverete a prendere delle decisioni:“cercherò di ritagliarmi del tempo per aiutarlo”, “contatterò una persona che gli dia ripetizioni”, “iscriverò mio figlio ad un doposcuola per DSA”, ecc.
Qualunque cosa voi decidiate di fare è importante che sappiate riconoscere se l’aiuto che gli state/gli stanno dando va nella direzione giusta. Per questo motivo abbiamo elencato una serie di suggerimenti per guidarvi nell’aiuto doposcolastico per i compiti.
Stabilire una routine
Programmate una routine quotidiana nell’esecuzione dei compiti scolastici. Una programmazione scritta appesa al muro vicino al posto di studio sarebbe la cosa più indicata. La programmazione non deve occupare tutto il tempo, occorre lasciare spazio anche alle attività extra scolastiche (sport, amici, ecc.).
Il luogo dove si studia deve essere tranquillo, con ampio spazio di lavoro e tutto il materiale a disposizione (matite, carte geografiche, computer, dizionari digitali, enciclopedie multimediali, internet, ecc.). Il tavolo da cucina va bene solo per brevi momenti di studio! Oltre al luogo è importante trovare l’ora migliore per vostro figlio per studiare. Ricordatevi che il ragazzo dislessico necessita di tempi supplementari di recupero dopo il rientro da scuola: egli ha dovuto investire più energie dei coetanei.
La lettura quotidiana è importante per arricchire il vocabolario e per migliorare la comprensione dei testi. Visto che questa attività è particolarmente gravosa, fornitegli i libri in formato digitale o digitalizzateli con lo scanner, per poi “leggerli con le orecchie”, grazie al computer e la sintesi vocale. Questo sarà un ottimo esercizio di lettura, oltre che consentirgli di essere più efficace nel fare i compiti e studiare. Se non disponete di tali strumenti, una alternativa per evitare eccessivo affaticamento e frustrazione è di intervenire leggendogli ad alta voce i testi; ciò può aiutarlo ad apprezzarne i contenuti e ad arricchire il vocabolario.
Eseguire i compiti
Dividete i compiti in parti eseguibili in tempi ragionevoli. Fate fare delle pause. Incoraggiate il ragazzo a produrre, con calma, compiti di buona qualità piuttosto che cercare di finire tutto male e in fretta. Il ragazzo dislessico spesso si scoraggia se la quantità di compiti è eccessiva.
Controllate che il ragazzo capisca le consegne del compito: leggetegliele ad alta voce se sono di difficile comprensione. Se necessario, eseguite con lui i primi esercizi.
Nei componimenti scritti, prima che inizi, aiutate il ragazzo, oralmente, a sviluppare le idee secondo un ordine logico e magari strutturate con lui una mappa (nel tempo imparerà a farla in autonomia); insegnategli il vocabolario specifico di cui ha bisogno. Se necessario, in forti disortografie, se non può utilizzare il computer, siate il suo scrittore in modo che il suo pensiero possa svilupparsi indipendentemente dalla sua difficoltà.
Indici testuali
Tutti i libri sono caratterizzati da una impaginazione volta a valorizzare alcuni elementi del contenuto. Titoli in grassetto, evidenziazioni, box colorati, figure. Tutti questi elementi sono gli indici testuali. Questi indici ci aiutano a comprendere il contenuto del testo senza doverlo leggere, o dovendo leggere solo alcuni elementi. Aiutate vostro figlio a conoscere bene i libri che deve usare in modo che aprendo la pagina possa trovare immediatamente gli elementi che l’aiuteranno a capirne i contenuti.
Controllo dei compiti
Insegnate a vostro figlio a rivedere i propri compiti, correggendoli e migliorandoli, ciò lo renderà indipendente da voi. Insegnategli ad usare un computer con il correttore ortografico e la sintesi vocale, incoraggiatelo a velocizzare la digitalizzazione, magari suggerendogli dei giochi o delle attività a lui gradite (Facebook, ecc.). Quando il ragazzo completa in modo soddisfacente i compiti, lodatelo e sottolineate le cose fatte bene! Anche quando sbaglia, invece di sottolineare gli errori, cercate di riflettere insieme a lui sulle strategie che possono aiutarlo a superare o ad aggirare le sue difficoltà.
Organizzazione
Aiutatelo ad organizzare una chiara pianificazione scritta dei compiti settimanali. Potete costruire insieme a lui una griglia con l’indicazione delle varie materie (rappresentate con dei simboli che ne facilitino la memorizzazione) e della loro distribuzione nella settimana. Incoraggiatelo a creare formulari, schemi, mappe che gli possano servire come supporto. Devono essere suddivisi per materia e, possibilmente, organizzati in un contenitore ad anelli, in modo da non perderli. Usate colori diversi per materia: ciò li aiuterà molto. Se il ragazzo non scrive in modo accurato i compiti assegnati, invitatelo a chiedere ai compagni di aiutarlo o chiedete all’insegnante di dargli indicazioni scritte, oppure sollecitatelo alla gestione efficiente del diario. Considerate che ci sono ottime occasioni per stargli accanto e collaborare con lui. Contattate regolarmente gli insegnanti per sapere se il ragazzo segue il livello didattico della classe. A questo proposito, nelle Linee Guida si parla in modo esplicito della necessità di intensificare i rapporti tra i docenti e le famiglie di alunni e studenti con DSA, al fine di una maggiore sinergia di azione. Controllate che il ragazzo porti a scuola i libri ed il materiale necessario ma aiutatelo a diventare sempre più autonomo.
Abilità scolastiche
È importante che il ragazzo abbia acquisito le strategie per eseguire compiti scolastici quali: preparazione di componimenti scritti, preparazione alle interrogazioni e rielaborazione di appunti. Aiutatelo nel trovare strategie alternative nella soluzione dei problemi matematici o nei compiti in generale; pensate anche a persone differenti o compagni con i quali possa lavorare: non si impara in solitudine ma confrontandosi e riflettendo con lui su significati e strategie.
Revisionate insieme il lavoro svolto prima delle verifiche. Incoraggiatelo a fare schemi, a sfruttare gli indici testuali, a sottolineare i testi, ad utilizzare schizzi e disegni, ecc., sfruttando tutto ciò che può aiutare le abilità mnemoniche. Non pensate di risolvere i suoi problemi scaricando da internet mappe già preconfezionate, o preparandogli voi le mappe, seguendo i vostri schemi e punti di riferimento, in cui lui non riuscirà ad orientarsi: è fondamentale che costruiate con lui i percorsi e gli schemi semplificativi.
Uso della tecnologia
Tra gli strumenti compensativi suggeriti per i ragazzi con DSA un grande rilievo viene attribuito alle nuove tecnologie; gli strumenti tecnologici, infatti, semplificano l’attività svolgendo una serie di operazioni automatiche che l’alunno dislessico ha difficoltà a eseguire. L’uso del computer non deve, però, diventare un marcatore di differenza, ma deve poter essere uno strumento di lavoro tanto a livello individuale che a livello di gruppo. La stessa legge n.170 del 8 ottobre 2010, nell’art 5, parlando di misure educative e didattiche e di supporto, sottolinea l’importanza dell’introduzione di “strumenti compensativi, compresi i mezzi di apprendimento alternativi e le tecnologie informatiche, nonché misure dispensative da alcune prestazioni non essenziali ai fini della qualità dei concetti da apprendere”.
Aiuto doposcolastico
Sarebbe molto indicato accedere a un doposcuola specializzato o avere un insegnante, un tecnico dell’apprendimento o uno studente che vi sostituisca nell’esecuzione pomeridiana dei compiti, e che accompagni vostro figlio nel suo percorso di apprendimento. Assicuratevi che questa persona conosca la dislessia e che intervenga nell’ottica di agevolare un processo di autonomia, non di assistenzialismo e dipendenza. Quale atteggiamento dovrebbe avere la persona che segue un ragazzo nell’aiuto doposcolastico? Dovrebbe essere capace di:
• Metterlo nella condizione di leggere autonomamente, con gli occhi in alcuni casi, “con le orecchie” in altri.
• Intervenire quando il bambino ha bisogno di aiuto, riflettendo con lui sulla strada da percorrere, su quali strategie adottare, su quali strumenti utilizzare, sull’ordine con cui fare i compiti, stimolandolo a valutare le proprie strategie, modificando quelle inefficaci, sostenendo e incoraggiando l’uso di quelle efficaci.
• Capire ed accettare le caratteristiche di quel bambino.
• Porsi come un facilitatore, un ricercatore e non come un esecutore o un dispensatore di saperi.
• Essere flessibile.
• Essere accogliente ma al tempo stesso capace di dare delle regole.
• Stimolarlo ad auto-valutarsi evitando di favorire la sua motivazione con voti e/o beni materiali.
• Aiutarlo a sviluppare autoconsapevolezza.
• Aiutarlo a “costruirsi” un metodo di studio individuale.
• Aiutarlo ad organizzarsi, riflettendo sui modi e sui tempi, ed a pianificare in base agli obiettivi.
• Non svalutarlo se una verifica è andata male ma aiutarlo a riflettere su cosa si poteva fare in modo differente.
• Favorire le occasioni di conversazione e confronto.
• Parlare con lui e non di lui ed ascoltarlo.
• Delegare al ragazzo per far in modo che accresca valori di responsabilità.
• Tenere conto dei diversi stili di apprendimento.
• Guadare dentro di sé e non fuori di sé.
• Promuovere un apprendimento cooperativo.
• Rispettare i suoi tempi.
• Aiutarlo a cercare il senso di quello che si fa.
• Avere un atteggiamento empatico.
• Stimolare l’amore per la lettura (audio libri, fumetti, libri digitali).
• Riconoscere che non è stupido, non è pigro, non è svogliato.
• Aiutarlo a vedere la stessa cosa da prospettive diverse ed a cambiare ottica: da passivo, inefficace, in difficoltà ad attivo, strategico, capace di valorizzare le proprie potenzialità;
• Valorizzare i suoi talenti ed aiutarlo a realizzarsi.
• Contribuire al suo “benessere”.